
Erbaluce, l’autoctono Piemontese
In una regione, quella del Piemonte, famosa sopratutto per due vini rossi conosciuti in tutto il mondo, Barolo e Barbaresco, si sta facendo strada nell’ultimo ventennio anche un vitigno autoctono a bacca bianca: l’Erbaluce.
Storia e miti
L’Erbaluce, è un vitigno ricco di storia, la quale è abbastanza controversa tra miti e verità. Il nome Erbaluce è oggetto di alcuni dibattiti, con alcuni che sostengono che derivi dal colore ramato dei suoi grappoli nel sole alpino, mentre altri dicono che provenga dalla dea Albaluce, che nacque su una collina a Caluso e le cui lacrime spinsero il vitigno Erbaluce a spuntare dal terreno. Ma è all’epoca dei romani che già si trova traccia storiaca di questo vitigno conosciuto come Alba Lux, luce dell’aurora, grazie alla luminosità dei suoi acini. Una citazione del vitigno risale addirittura al 1605, a opera di Giovanni Battista Croce, che cita l’erbaluce nel suo volumetto Della eccellenza e diversità de i vini. Molti ampelografi lo hanno descritto nelle epoche successive, sempre dibattendo, e dividendosi, sulla zona d’origine. Alcuni collocano la sua culla nel basso Monferrato, dove però da tempo non si rinvengono tracce del vitigno. Più probabile, come sostengono altri autori, che l’Erbaluce derivi proprio dalla zona in cui oggi è diffusamente coltivato, ossia la provincia di Torino, in particolare la sua fascia prealpina.
Zona di coltivazione
Le zone di coltivazione, ai giorni nostri, sono soprattutto nel Canavese e nell’area del lago di Viverone. Un territorio di morbide colline moreniche, che disegnano i rilievi di un anfiteatro naturale d’origine glaciale. I suoli sono prevalentemente costituiti da depositi dell’antico ghiacciaio alpino. Sono terreni molto drenanti, ricchi di ciottoli e minerali, particolarmente vocati per una viticoltura di qualità. Registrato nel catalogo nazionale varietà di vite dal 1970, può essere coltivato anche in Lombardia e Valle d’Aosta. Ma la regione più adatta al vitigno resta il Piemonte.
Caratteristiche vitigno
Non ancora certa è la sua discendenza dal Greco campano e l’ Arneis. Probabilmente più comune al primo di questi, l’Erbaluce è un vitigno molto duttile e versatile. Infatti, grazie alla spiccata acidità e alla dolcezza dei suoi acini, con l’Erbaluce si possono produrre diverse tipologie di vino, dai vini secchi agli spumanti e ai vini dolci e passiti. Il Caluso Spumante, versione spumantizzata dell’Erbaluce, è apprezzato per le sue note fresche e fruttate, sostenute da una forte acidità e una sottile mineralità. I vini fermi secchi dell’Erbaluce sono invece corposi e hanno note di mele croccanti. Il Caluso passito è uno dei più famosi in Italia, caratterizzato da una profonda colorazione dorata e da intensi profumi di pesca e mandorla.
Abbinamenti
Gli spumanti Metodo Classico sono freschi e raffinati, perfetti con gli antipasti o con piatti di pesce delicati con cui lo spumante accompagna la delicatezza. I bianchi fermi si distinguono per finezza, eleganza e sorprendente longevità. A tavola si abbinano con preparazioni a base di verdure o con menu di pesce. Le vendemmie tardive e i passiti, spiccano per la piacevole freschezza, che va a controbilanciare il residuo zuccherino, donando una straordinaria bevibilità. Con un tagliere di formaggi stagionati ed erborinati o di pasticceria secca danno la loro maggiore espressione.
Denominazioni e cantine di riferimento
Le denominazioni che prevedono l’utilizzo dell’erbaluce sono Canavese DOC, Colline Novaresi DOC, Coste Della Sesia DOC, Erbaluce di Caluso o Caluso DOCG, Piemonte DOC.
Produttore | Provincia | Comune |
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Cantina Briamara | Torino | Caluso |
Carlo Gnavi | Torino | Caluso |
Cantina di Carema | Torino | Carema |
Cieck | Torino | Agliè |
Dazero | Torino | Banchette |
Favaro Benito | Torino | Piverone |
Ferrando | Torino | Ivrea |
La Masera | Torino | Settimo Rottaro |
La Baccanti | Torino | Caluso |
Orsolani Azienda Agricola | Torino | San Giorgio Canavese |